Internet favorisce la creatività, non la distrugge

Internet favorisce la creatività, non la distrugge

Il presidente della SIAE, Giorgio Assumma, si sbaglia

Free Hardware Foundation
Comunicato Stampa
14 Luglio 2009

Forse Giorgio Assumma, il presidente della Siae, non naviga in Internet. Crediamo che infatti sia impossibile affermare, senza un minimo di imbarazzo, che “l’indiscriminato saccheggio” che le opere dell’ingegno subiscono attraverso Internet sta progressivamente uccidendo lo stimolo degli autori a creare nuove composizioni se, anche una sola volta nella vita, si è esplorata la rete.

Basta conoscere Creative Commons, Jamendo, Flickr, Magnatune, SourceForge, Savannah, Google Code, Wikipedia, Deviantart e tanti altri siti per rendersi conto dell’assurdità di una tale affermazione, considerata la quantità di opere originali e di qualità condivise in rete volontariamente dagli stessi autori.

Forse Assumma non sa che un elevato numero di autori emergenti vuole che le proprie opere vengano “saccheggiate”, copiate lecitamente, condivise, viste, riviste, modificate e anche vendute da terzi, perché è un modo molto efficace (a volte l’unico) per farsi conoscere in un mondo dominato dalle major. Il problema per Assumma è che questi autori, i commoners, spesso non sono iscritti in Siae o, come i Rein, si sono cancellati dalla SIAE.

Il saccheggio – continua il presidente – danneggia gli autori sul piano morale oltre che su quello economico. Tutto il mondo della cultura deve unirsi alla Siae per fiancheggiarla nelle iniziative che, prima in Europa, sta intraprendendo per trovare una soluzione legale al grave problema. Nessuno deve tirarsi indietro, e la questione non può essere delegata solo alla Siae e alle Istituzioni: è un problema di tutti coloro che credono che il progresso umano si basi sull’incentivazione della cultura.

Forse Assumma non sa che per molti autori e per molte associazioni che si battono per incentivi alla cultura, il problema è proprio che molti dei soldi dovrebbero incentivare la cultura vengono inghiottiti dagli ingranaggi ferraginosi e lenti della burocrazia del suo ente, che nulla fa per innovarsi, e dagli investimenti delle case discografiche, finora dimostratisi pressoché inutili, nella guerra tecnologica e penale alla pirateria. Sarebbe molto meglio investire sullo studio di nuovi modelli di business, sul marketing e sull’educazione all’utilizzo delle licenze con alcuni diritti riservati e sul rispetto dei diritti d’autore.

Sarebbe inoltre preferibile che la Società degli Autori e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali impegnassero le proprie risorse per comprendere per quale “strano motivo” – come dichiarato dallo stesso Assumma ad Altroconsumo – […] la percentuale dei soci Siae (sezione musica) che ogni anno incassano meno del costo della quota associativa arriva al 60% […]. Un triste traguardo condiviso con le altre collecting society europee: viene il dubbio che siano le società di gestione collettiva a uccidere la creatività e che necessitino di una revisione, anzi, di una vera e propria rivoluzione.

Così muore la cultura che da tale creatività viene alimentata – continua Assumma – Gli autori di qualsiasi genere si sentono derubati della loro più sacra libertà, quella di gestire autonomamente la circolazione e l’uso dei frutti del loro lavoro. […] – Assumma dovrebbe usare queste parole per descrivere la Siae, oltre che la copia illecita su Internet.

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Arturo Di Corinto
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